Felix Mendelssohn: una vita per la musica
Un enfant prodige agli albori del Romanticismo
Felix Mendelssohn nasce nel febbraio del 1809, nella tedesca Amburgo.
È una famiglia molto ricca e colta quella in cui cresce il piccolo Felix, che fin da bambino viene educato alla musica, alla letteratura, all’arte. Vive in un ambiente sereno e si impegna con serietà allo studio. Ogni mattina si alza alle cinque e inizia la sua laboriosa giornata al pianoforte, violino e viola.
In casa Mendelssohn la musica è praticata quotidianamente e a un livello non certo dilettantesco. Felix studia con i migliori maestri e a undici anni si esibisce in pubblico.
Grazie al suo ceto sociale, non deve nemmeno andare in teatro o in una sala da concerto: è il pubblico che viene da lui. Infatti la casa dei Mendelssohn, trasferitisi a Berlino, è diventata un luogo di incontro delle personalità artistiche del tempo e ogni domenica viene allestito un concerto.
Le due sorelle Fanny e Rebecca e il fratello Paul accompagnano Felix mentre esegue le sue composizioni. Gli apprezzamenti arrivano anche quando Mendelssohn inizia ad esibirsi fuori casa. Egli infatti, insieme a quella di compositore, svolge anche la professione di direttore d’orchestra, che lo fa conoscere in tutta Europa. In entrambi i ruoli è l’unico, tra i rappresentanti del Romanticismo, a ottenere fama, successo e fortuna.
Egli è molto attivo anche come promotore culturale, riportando alla luce la musica di J.S. Bach, interpretando le Sinfonie di Beethoven e fondando il Conservatorio di Lipsia.
Muore giovane, a soli trentotto anni, nel 1847, gettando nello sconforto la sua famiglia e l’intera Germania, che lo celebra come eroe nazionale.
Nelle opere di Mendelssohn prevale un gusto per la completezza e l’eleganza formale che lo rende il compositore romantico meno appassionato e tormentato. Fra tutti i musicisti del periodo è quello che introduce il minor numero di innovazioni, anche se la sua musica influenzerà compositori come Berlioz, Wagner, Chopin, oltre che l’amico fraterno Robert Schumann.
Fra le sue opere vanno ricordate le cinque Sinfonie, i due Concerti per pianoforte e orchestra, il Concerto per violino e orchestra, il poema sinfonico “Sogno di una notte di mezza estate”, oltre che moltissime composizioni per pianoforte, Romanze senza parole (tra le composizioni più famose), Lieder e diversa musica sacra.
Sulle Sinfonie scritte da Mendelssohn è bene sottolineare che il numero assegnato non corrisponde all’ordine di stesura, infatti, dalle date di composizione ci accorgiamo che l’ordine risulta questo: 1,5,4,2,3. La prima Sinfonia, del 1824, la scrive a soli quindici anni e si riscontrano in essa notevoli influenze di Beethoven e Weber. Tra il 1829 ed il 1830 scrive la seconda Sinfonia (la n.5) conosciuta col nome “Sinfonia della Riforma”, in quanto scritta per il 300° anniversario della Riforma Protestante. La terza, detta “La Scozzese”, viene rimaneggiata più volte tra il 1829 ed il 1842 dal compositore. Pur portando il nome “Scozzese” non si riscontrano però riferimenti o melodie popolari scozzesi, ma se ne evoca solo l’atmosfera ed i luoghi. La quarta, la Sinfonia Italiana, trae ispirazione dai viaggi in Italia compiuti da Mendelssohn. Anche questa subisce molti rimaneggiamenti prima della stesura definitiva. Infine la quinta, la Sinfonia Corale Lobgesange (Inno alla Lode) scritta a Lipsia in occasione del 400° anniversario dell’invenzione della stampa di Gutenberg.
Un ruolo molto importante di Mendelssohn, come anticipato, è quello riguardo la riscoperta del genio musicale di autori perduti nel passato o caduti nell’oblio, come Palestrina, Haendel e Bach, che Mendelssohn, in qualità di direttore d’orchestra, fa conoscere ai suoi contemporanei. Anche la conoscenza del grande letterato e poeta W. Goethe presentatogli da Karl Zelter, uno dei suoi insegnanti, ha contribuito alla del grande letterato e poeta W. Goethe, grazie al suo insegnante Karl Zelter, ha contribuito alla formazione del suo pensiero non solo musicale ma anche intellettuale, dal quale trae ispirazione per alcune composizioni e al quale rimane legato per tutta la vita con ammirevole stima.
Beethoven ha lasciato ai compositori che sono venuti dopo di lui un patrimonio di immenso valore, rispetto al quale si aprono due strade: alcuni fra i suoi successori, come Mendelssohn, Schumann, e Brahms, scelgono di mantenersi fedeli alla forma della Sinfonia; altri, tra i quali Berlioz e Liszt, prediligono elementi diversi, come la possibilità di usare la musica per raccontare una vicenda, descrivere un paesaggio, delineare un grande personaggio storico, e da qui approdano al Poema Sinfonico e alla musica a programma.
Ancora oggi, a distanza di due secoli, è tra i compositori più eseguiti ed apprezzati e le sue note, le sue melodie inconfondibili, continuano a risuonare nelle sale da concerto e nei teatri di tutto il mondo.
Salvatore Margarone